Se esaminiamo l’anima consacrata o religiosa, tre aspetti ci si presentano in essa: giuridico, proveniente dalla legislazione canonica; specifico, proveniente dal fine proprio della sua vocazione; spirituale, proveniente dallo spirito della propria vocazione, quale traspare specialmente dal pensiero e dalla pratica del Fondatore dell’istituto a cui appartiene l’anima religiosa.
Fermando la nostra attenzione al terzo aspetto, ci chiediamo: quale è lo spirito del nostro santo Istituto? E delineato con chiarezza nelle Costituzioni (n. 4): «Le Povere Figlie di Maria SS.ma Incoronata, partecipi del carisma dato da Dio alla Ven. Fondatrice, Io vivono in una spiritualità caratteristica». Perciò (n. 5): «Coscienti di questa loro sublime vocazione, le Suore si impegnino a corrispondervi generosamente, attingendo la grazia e le energie necessarie alle perenni sorgenti della spiritualità Eucaristico-Mariana propria dell’istituto, unendo la vita contemplativa a quella attiva, filialmente abbandonate alla Divina Provvidenza».
Ma noi vogliamo sentire il pensiero della Fondatrice. Essa, nell’Autobiografia, ci delinea le caratteristiche della nostra Famiglia religiosa. Le sentiamo in sintesi:
- Il fine: assistenza ai poveri, ai più poveri rifiutati forse da altri Istituti (...) bambini, vecchi, malati.
- Il clima: l’atmosfera in cui l’istituto deve respirare e un clima di assoluta fiducia in Dio. Forse l’annotazione più esplicita e interessante è a pag. 37, alla fine del cap. XIV dell'Autobiografia: «La casa prosperava, ma il Rev.do Direttore di là (la casa della Liguria) manifestò il desiderio che noi si garantisse alla nascente casa il pane quotidiano per le ricoverate e per il personale; alla qual cosa, per ordine superiore ed anche come mio sentimento, rifiutai, essendo diverso lo spirito della nostra fondazione, basata completamente sull’abbandono alla Divina Provvidenza, sia spiritualmente che materialmente, e così si dovette chiudere la casa».
- Altro elemento del «clima» inscindibile della assoluta fiducia in Dio è l’esperienza effettiva della povertà. Forse le espressioni più belle in questo senso sono nel capitolo 22 dell’Autobiografia. È detto: «E Gesù buono apriva i suoi tesori in nostro favore, ma voleva che si sentisse la povertà, perché quando tutto manca, e si sorride e si lacrima alzando gli occhi al cielo e si spera... allora e la vera fede!». È quindi evidente che fa parte del carisma dell’istituto non soltanto lo «spirito» di povertà, ma l’effettiva esperienza della povertà, elemento e caratteristica quanto mai sentita e viva aspirazione nella Chiesa, specialmente ai nostri tempi.
- Quanto agli elementi della spiritualità dell’istituto, essi appaiono evidenti in alcune insistenze nell’Autobiografia:
- il culto di Maria SS.ma Incoronata, Regina dell’universo. E delizioso, degno dei «Fioretti», l’esempio narrato nel cap. XI. Ecco alcune espressioni: «Alla mia mente si presentò la bellezza e grandezza di sì bel titolo!... Maria Incoronata, Madre di Dio. Maria Incoronata, Regina dell’universo! Regina dei Martiri, Regina di noi poveri mortali...».
- Il culto al S. Cuore di Gesù: «Al loro nome di Povere Figlie di Maria SS.ma Incoronata, dovevano aggiungere Adoratrici perpetue del S. Cuore di Gesù» (cap. XIX). E il culto Eucaristico da lei profondamente sentito e vissuto.
- Infine, il richiamo costante alla carità.
I testi citati compendiano tutto il programma della nostra vita religiosa. Per il momento insistiamo su tre punti di particolare rilievo, in quanto stanno alla base di tutta la nostra vita consacrata.
E costituito dalla vitalità interiore sentita e vissuta nel rapporto intimo con il Signore, dal quale fluisce ogni valore apostolico e caritativo. È ribadito dalla Ven. Fondatrice. Ella scrive: «Tu, figlia mia, conosci bene lo spirito della nostra cara Congregazione, che ti insegna ad unire alla contemplazione divina la vita attiva e ad avere una illimitata fiducia nella Divina Provvidenza» (Gabr. 1). È posto l’accento sull’aspetto più nobile della vita religiosa - la contemplazione - dalla quale deve fluire ogni attività per essere valida soprannaturalmente e costruttiva in ordine apostolico.
Insiste la Ven. Fondatrice: «La religiosa dei miei sogni sarebbe quella che, al pari di S. Teresa, si elevasse verso il cielo con un fervore straordinario lasciando, con il sacrificio di sé stessa, che il buon Dio la ferisca di amore. Il suo amore sia la Croce, il suo nutrimento lo studio di amare Dio sempre più, senza guardare ostacoli, e divulgare dappertutto... l’amore di Gesù e di Maria» (Diario, 19 luglio 1897). Ancora: «La Congregazione tutta stia sempre nel Cuore SS.mo di Gesù amandolo sopra ogni cosa e servendolo nel proprio prossimo» (Ricci 2).
Proviamo a meditare su questa esigenza della vita consacrata... Come sentiremo il bisogno di una più intima relazione di amore con Dio! Quale serena direttiva e quanto elevante per il nostro operare quotidiano! Allora comprenderemo perché la Ven. Fondatrice insiste sulla fedeltà all’orario, sulla precisione nelle pratiche della vita quotidiana: «Esattissime, figlie mie, nel vostro orario, alle vostre regole, cercate di seguire Gesù abbracciando la sua Croce, che vi dona per santificarvi» (Varie 3).
Il vertice al quale deve mirare la contemplazione della Povera Figlia di Maria SS.ma Incoronata è indicato dalla Ven. Fondatrice, e sta nell’unire l’anima a Dio per renderla più disponibile all’esercizio della carità apostolica, e soprattutto perché la consacrazione religiosa venga attuata in una unione sempre più perfetta con Dio. Il Signore «venga in nostro soccorso dandoci quella santa via di contemplazione che si trova dolcemente nell’adempiere in tutto la sua santa volontà» (Batt. 13).
Le Costituzioni del nostro Istituto ci offrono subito il Modello per un apostolato vero e fecondo (n. 45): «Modello perfetto di vita spirituale e apostolica è la Beata Vergine Maria, Regina degli Apostoli, la quale, mentre viveva sulla terra una vita comune a tutti, piena di sollecitudini e di lavoro, era intimamente unita al Figlio suo. Inoltre «la Vergine nella sua vita fu modello di quell’amore materno, del quale devono essere animati tutti coloro che, nella missione apostolica della Chiesa, cooperano alla rigenerazione degli uomini» (LG 65).
Come sarà l’apostolato della Povera Figlia di Maria SS.ma Incoronata? La Ven. Fondatrice dice: «Lo spirito dell’istituto richiede che ogni Povera Figlia dell’incoronata, unisca alla contemplazione la vita attiva e che abbia una illimitata fiducia nella Divina Provvidenza» (n. 5). «Quindi tutta la loro vita sia compenetrata di spirito apostolico, e tutta l’attività apostolica sia animata da spirito contemplativo» (PC 8). Per un apostolato di questo genere occorrono nobili ideali. Sono bene delineati nelle Costituzioni - cap. VI - che porta il titolo emblematico: «Nell’amore di Cristo il dono di sé ai fratelli».
La Ven. Fondatrice ci offre opportuni suggerimenti, frutto della sua santa esperienza. Ne trascriviamo un grappolo, a nostra edificazione. «Il suo amore - della religiosa ideale - sia la Croce, il suo nutrimento lo studio di amare Dio sempre più, senza guardare ostacoli e divulgare dappertutto, dove ella mette piede, dove il suo pensiero può correre, l’amore... di Gesù e di Maria» {Diario, 19-7-1897).
Una intenzione sola deve essere la guida dell’apostolato. Dice la Fondatrice: «Iddio solo deve guidare te in quest’opera, illuminarti e darti conforto acciocché tutto riesca a gloria di Dio e per la santificazione di questa città e delle anime» (Red. 37).
Nelle difficoltà, inevitabili in un settore così difficile, suggerisce: «Il buon Dio vuole che lavoriamo seriamente per Lui... Che il buon Dio ci aiuti e mettiamoci tutt’uno a lavorare per la sua gloria senza timori. Ma perché si deve temere quando non si cerca che il bene del nostro prossimo e la gloria di Dio e il trionfo delle sue parole? Cioè della sua Chiesa?» (Batt. 21). Ancora: «Lavora per Lui e sta sicura che ne sarai felice per l’eternità. Mai avvilimento, e tutto sempre per amore» (Col. 6). Oltre alla gloria di Dio, nell’apostolato bisogna mirare all’esercizio della carità sincera e generosa.
Dice la Fondatrice: «Ama le tue consorelle, le ricoverate tutte, la tua casa, pronta per tutte a qualsiasi sacrificio. L’amore unito a Dio ti attirerà le anime» (Gabr. 1). E aggiunge: «Sii buona, umile, caritatevole sempre e pensa che dobbiamo lavorare per Dio solo» (Im. 5).
Dopo i suggerimenti, Teresa Bardella - anima di fede profonda - si volge alla preghiera, che è «l’onnipotenza della creatura». «Vi ricordo tutte con affetto, e prego il Signore che la nostra cara Congregazione sia l’esempio di pietà e di amor di Dio» (Gabr. 3).
Concludendo, ecco la volontà esplicita della nostra Madre spirituale: «Vorrei ogni suora piccola missionaria» (Red. 39). «Lavoreremo dunque per il Signore, per Lui solo, per soddisfare Lui solo, rinunziando a tutto per amore di Lui» (Batt. 11). E il comando: «Dunque con animo lavorate per la santità vostra e del prossimo alla gloria del buon Dio» (Red. 1).
La devozione alla Divina Provvidenza è certamente uno degli aspetti più sentiti e commoventi nella pietà della serva di Dio Teresa Bardella. Trova la sua radice nel profondo amore verso Dio e nel bisogno di amare il prossimo per amare Dio veramente.
La fiducia nella Divina Provvidenza fruttò alla Ven. Fondatrice esperienze dolcissime e addirittura miracolose. Moltissime volte il Signore le venne incontro in modo misterioso ed insperato.Diceva bene S. Teresa di Gesù B.: «Si ottiene da Dio quanto appunto da Lui si spera!». Questa disposizione fiduciosa verso la Provvidenza del Signore è entrata nello spirito dell’istituto delle Povere Figlie di Maria SS.ma Incoronata come elemento costitutivo caratteristico.
Nell’Autobiografia» della Fondatrice troviamo scritto: «Essendo lo spirito della nostra fondazione basato completamente sull’abbandono alla Divina Provvidenza, sì spiritualmente che materialmente» (Cap. XIV, p. 37). È entrato così profondamente nell’animo delle prime consorelle da diventare la forza di spinta per le grandi iniziative apostoliche e caritative. Scrive la Fondatrice: «Tu, figlia mia, conosci bene lo spirito della nostra cara Congregazione, che ti insegna ad unire alla contemplazione divina la vita attiva ed avere una illimitata fiducia nella Divina Provvidenza, sì materialmente che moralmente» (Gabr. 1).
Come operare in questo settore della nostra vita consacrata? Innanzitutto, un principio da non dimenticare ci è offerto dalle nostre Costituzioni (n. 11): Lo spirito del nostro Istituto «richiede che l’abbandono completo, sia spirituale che materiale, nella Divina Provvidenza, costituisca una nota caratteristica inconfondibile». Perciò, tra le doti per entrare nell’istituto occorre fiducia nella Provvidenza.
A proposito di una postulante, scrive: «Mi pare che il suo carattere sia molto difficile per la nostra casa, che ha bisogno di grande fiducia nella Provvidenza, di dolcezza e di non essere sospettosi» (Mich. 8). Il motivo di questa fiducia nella Provvidenza del Signore è che tutto si svolge secondo un disegno di amore da parte di Dio. Lo constata la Ven. Fondatrice: «Il buon Dio mi guidò e tutto fu per me una meraviglia della sua grande grazia» (Mich. 27). E aggiunge: «La nostra povera casa ha sofferto, grazie al buon Dio, molte e molte croci e, grazie sempre alla bontà Divina, è sempre stata protetta. Nulla temo perché tutta la mia speranza è posta nel Signore. Egli solo guida ed in qualunque evento sempre mi sento contenta perché tutto e tutti sono nelle braccia Divine e dalla sola bontà di Dio aspettiamo tutto, riferendo a Lui solo qualunque bene si faccia; certo che se vogliamo fare noi, non possiamo che guastare tutto» (Mich. 32).
Di qui gli inviti materni rivolti a tutte noi, Povere Figlie di Maria SS.ma Incoronata.
- Evitare la preoccupazione per le cose materiali: «In questo troppo occuparsi dell’interesse non mi pare di essere affidati nelle mani della Divina Provvidenza. Niente sciupio, sacrifici quando occorrono, ma piena fiducia che la Provvidenza assisterà sempre quando si fa di tutto per compiere il proprio dovere, facendo il bene e fuggendo il peccato» (Mich. 34). Sono parole preziose che riecheggiano l’insegnamento del Signore: «Per questo io vi dico: Non vi affannate per la vostra vita, di quel che mangerete o di quel che berrete; né per il vostro corpo, di che vestirete... Il vostro Padre celeste sa che abbisognate di tutte queste cose» (Mt. 6,25,32).
- Per contrario, ringraziamento e fiducia nel Signore: «Ringraziamo il buon Gesù di tutto ciò che può accordarci, abbandonandoci sicuri e fiduciosi nelle mani della SS. Divina Provvidenza. Oh sì, fiducia grande, straordinaria!» (Mich. 4). «Coraggio, abbandonati completamente nelle braccia amorose della Divina Provvidenza... il buon Dio ti solleverà» (Mich. 13).
Concludendo, la Ven. Fondatrice ci pone dinnanzi un vero programma d’azione, alla luce della Provvidenza del Signore: Niente dubbi: «Come si può dubitare della bontà e Provvidenza di Dio?» (Mich. 19). Invece fiducia totale: «Quando il buon Dio vuole, tutto riesce. Tutto spero dal buon Dio» (Mich. 17). E avanti con serenità: «Fiducia in Dio e sempre avanti!» (Mich. 12).