Con la professione religiosa, la persona si consacra totalmente a Dio ed entra a far parte di una determinata famiglia religiosa, diviene «figlia di famiglia», come si dice, dell’istituto, con tutti i diritti e doveri inerenti. Tra le varie famiglie religiose - vere «fucine di bene e di santità» - c’è il nostro santo Istituto, approvato definitivamente dalla Chiesa con il nome programmatico di «Povere Figlie di Maria SS.ma Incoronata, Adoratrici Perpetue del S. Cuore di Gesù».
Che cosa pensare di esso e come attuarne lo spirito e la Regola? Le Costituzioni ce ne parlano. Rimandiamo ad esse per uno studio giuridico e spirituale.
La Ven. Fondatrice ci offre invece il suo pensiero di madre e di maestra. L’ascoltarla e attuare i suoi desideri è per noi scuola di autenticità e di fervore. Dice infatti la «Evangelica testificatio»: «II Concilio giustamente insiste sull’obbligo per i Religiosi e le Religiose di essere fedeli allo spirito dei loro Fondatori, alle loro intenzioni evangeliche, all’esempio della loro santità, cogliendo in ciò uno dei principi del rinnovamento in corso e uno dei criteri più sicuri di quel che ciascun Istituto deve intraprendere» (ET 11).
Origine dell’istituto
Il nostro santo Istituto sboccia dall’anima e dal cuore della Serva di Dio Teresa Fardella. E diremmo che in lei, non è tanto espressione del desiderio di fondare una famiglia religiosa, ma bisogno di esternare la sua carità, magnanima e compassionevole, e di renderla efficace e duratura a sollievo della povertà e delle miserie umane. Difatti «Mai era passato per la mente della Serva di Dio di fondare un istituto di suore per l’assistenza dei suoi ricoverati» (Pos. art. n. 24, p. 12).
La carità la sprona, secondo la parola di S. Paolo: «Caritas Christi urget nos»; l’obbedienza la guida e la sostiene. Per questo ella scrive le Costituzioni e pensa all’abito. «La Serva di Dio pregò a lungo il Signore che la illuminasse... E poi si pose a scrivere come dettava l’animo suo per la santificazione di ognuna e per il bene del prossi¬mo. E tutto per la gloria di Dio» (Pos. art. n. 25). E' vero, essa afferma: «Io non voglio essere né fondatrice né superiora perché so benissimo che fin che sono quel che sono, mi pare impossibile che possa servire a quest’opera» (Mich. 26). Eppure, tutto è così provvidenziale negli eventi che si susseguono, è così segnato dal soprannaturale che, penso, non si possa escludere una diretta azione dello Spirito Santo nell’animo di Teresa Bardella in De Blasi, vera Fondatrice del nostro santo Istituto. Certo, in tutte le alterne vicende - tristi e liete - una generosità indomabile la sostenne e il desiderio di un unico ideale. Ella scrive a madre Michel: «Tu sai poi quello che si soffrì ai primi tempi della fondazione della casa di Man-tova... Ma tanto te che io non amiamo che la gloria di Dio e non noi stesse» (Mich. 34).
Come la Fondatrice sente l’istituto
Molteplice e profonda è la valutazione che la Serva di Dio Teresa Fardella ci offre sui vari elementi che compongono la natura e lo spirito del nostro Istituto.
Giova rifarci a questi principi per capire meglio e amare la famiglia, alla quale il Signore ci ha chiamate.
La gloria di Dio
Le Costituzioni affermano: «Le Suore, coscienti di questa loro sublime vocazione, si impegnino a corrispondervi generosamente, attingendo la grazia e le energie necessarie alle perenni sorgenti della spiritualità Eucaristico-Mariana, propria dell’istituto, unendo la vita contemplativa a quella attiva, filialmente abbandonate alla divina Provvidenza» (n. 5).
1) È il fine generale di tutta la vita religiosa e di ogni Istituto.
La Ven. Fondatrice vede tutto in questa prospettiva. Nell’Autobiografia — che è la storia della fondazione del nostro Istituto - tutto parla di gloria di Dio.
Inizia con le parole: «Sia lode a Dio»; e termina «A Dio solo sia data ogni lode! ogni onore!» (Cap. 25).
Altrove: «Lodiamo e adoriamo Iddio nelle sue opere! Quali grazie ha elargito il buon Dio, per mezzo della Madre sua SS.ma, sulla povera casa di S. Giuseppe in Mantova, e sulla Congregazione delle Povere Figlie di Maria Incoronata... Glorifichiamo la bontà, la misericor¬dia, l’amore del buon Dio, verso noi povere creature, e adoriamolo!» (Autob., Prologo).
2) Ma anche noi, in forza della nostra vocazione spe-cifica, siamo strumento eletto per la glorificazione del Signore Dio ci sceglie e ci forma per questo.
Dice la Fondatrice: «Iddio forma i suoi strumenti e più imperfetti sono, Egli se ne serve acciocché risalti la sua gloria e la loro nullità» (Autob. cap. 1).
E in tutta la vita e nel nostro operato, deve risaltare la gloria di Dio. «Ho lodato e glorificato il buon Dio di ciò che è tutta opera sua! Come di essersi servito di voi per tante meraviglie... Sono sicura che continuamente Lo ringraziate e vi umiliate alla sua adorabile e divina pre¬senza, riconoscendo che nulla si può senza di Lui e tutto con la sua grazia. Guanto è buono il Signore!» (Red. 28).
Di conseguenza, il nostro dovere è entrare nel coro universale di gloria al Signore con il nostro grazie.
Dice: «Narrare le meraviglie operate dal Signore che si è servito di te e della nostra cara Congregazione.
Oh! Sia mille volte benedetto Iddio dei suoi grandi miracoli! Tutto canta la sua grandezza, la sua bontà, la sua misericordia, la sua provvidenza. Amiamo dunque con tutta l’anima Iddio e ripetiamo ad ogni momento «Deo gratias» (Red. 35).
3) Passando al modo pratico di procurare la gloria di Dio, la Ven. Fondatrice è molto esplicita nei suoi sugge-rimenti.
Dice: «È il bene delle anime che cerco e che il buon Dio possa esservi veramente onorato e glorificato» (Red. 10).
Ancora: «Ho bisogno di personale, almeno di due buone anime. Oh! Se il buon Gesù me le desse e tutte per la sua gloria» (Mich. 30).
Ma «le religiose faranno del bene e glorificheranno il buon Dio con il loro esempio» (Red. 17).
Concludendo, una direttiva generale ci è data: «Iddio solo deve guidare te in quest’opera, illuminarti e darti conforto acciocché tutto riesca a gloria di Dio e per la santificazione di questa città e delle anime» (Red. 37).
Gli impegni nel nostro Istituto
La nostra Congregazione, come ogni Istituto nella Chiesa, è costituita da impegni generali e specifici. Di essi parleremo in seguito, ascoltando le sapienti direttive della Ven. Fondatrice. Ora ascoltiamo alcuni suggerimenti di indole generale.
Una premessa preziosa: «Pensa che con la sola osservanza esatta delle regole, con la preghiera e i sacramenti si può andare avanti» (Red. 5).
E ancora: «Abbiamo molto bisogno delle preghiere vostre, per capire seriamente che la religione non consiste nelle parole, ma nei fatti e nella sottomissione completa della nostra volontà a quella dei superiori...» (Red. 22).
Ed ecco gli impegni generali: «Se vogliamo che la nostra Congregazione viva, ciascuna di noi deve amare l’umiltà e quindi la povertà, l’ubbidienza e il sacrificio, domandando sempre al buon Dio, il suo santo amore, che ci farà agire solo per Lui e ci farà volare nella perfezione» (Col. 1).
Dice ancora: «Unisco l’anima mia ai vostri esercizi spirituali, desiderando con la mia, la santificazione della Congregazione. Amiamo Iddio, con il silenzio, l’umiltà e la carità. La Congregazione tutta stia sempre nel Cuore SS. di Gesù, amandolo sopra ogni cosa e servendolo nel proprio prossimo» (Ricci 2).
Sono due suggerimenti di indole generale, che possono essere considerati la sintesi della spiritualità caratteristica del nostro Istituto.
Analizziamoli brevemente.
1) Povertà, obbedienza e sacrificio sono le espressioni tipiche della consacrazione religiosa. Dice la «Evangelica testificatio»: «Con i voti (il religioso)... si consacra più intimamente al servizio di Dio» (n. 7).
2) Lo stare nel Cuore di Gesù, il silenzio e la fiducia nella Provvidenza sono le caratteristiche della pietà dell’istituto. Dicono le Costituzioni (n. 6): «Gesù nel mistero Eucaristico è la «sorgente primaria» (ET 47) e il centro di tutta la Vita spirituale (Eucaristicum Myste- rium). Dinanzi a questa suprema manifestazione dell’amore di Cristo, la Povera Figlia dell’incoronata sente l’intima unione tra il Cuore di Gesù e l’Eucarestia, e diventa «vera adoratrice perpetua del S. Cuore di Gesù».
3) Umiltà è il nome e l’atteggiamento delle «Povere Figlie di Maria SS.ma Incoronata».
Ancora le Costituzioni (n. 13): «La fisionomia spirituale della Povera Figlia viene completata, dalla Madre Fondatrice, in un complesso di piccole virtù: umiltà e dolcezza, silenzio e fortezza, spirito di sacrificio e sottomissione, che l’aiuteranno a formarsi in lei un amore oblativo attento specialmente ai fratelli più poveri».
4) Amore di Dio e del prossimo sono il fine specifico della nostra vocazione.
A Madre Michel la Fondatrice scrive: «La nostra casa ha bisogno di grande fiducia nella Provvidenza, di dolcezza e non essere sospettosi» (Mich. 8).
Da questo apprendiamo non solo l’elemento spirituale che sostiene nell’azione apostolica, cioè la fiducia nella divina Provvidenza; ma anche le indispensabili manifestazioni della carità, «la dolcezza e la semplicità - non essere sospettosi».