«La Chiesa ha sempre tenuto in alta considerazione il culto al Cuore Sacratissimo di Gesù, così da favorirne in ogni modo il sorgere e il propagarsi in mezzo al popolo cristiano». (Haurietis aquas I, a). Infatti, l’oggetto di esso non è una pia espressione di pietà marginale alla vita cristiana, ma è l’amore stesso di Dio e del Figlio di Dio umanato che viene proposto all’amore e alla pietà delle anime.
La devozione al S. Cuore di Gesù entra nella nostra vita come espressione particolare di pietà e con manifestazioni caratteristiche. Chiediamoci:
- Perché ci chiamiamo «Adoratrici perpetue del S. Cuore di Gesù?».
- E che cosa esige da noi questo nome?
Diciamo subito che è un nome che ricorda un prodigioso intervento del Signore nella vita della Serva di Dio; ma sintetizza anche l’aspetto interiore contemplativo della nostra vocazione caratteristica. Quindi ricordo per noi di un amore infinito e programma di alta spiritualità.
Il nome prezioso
Commovente è la storia del nostro nome e il significato che ne dà la Ven. Fondatrice. Leggiamo nella Biografia del P. D’Orazio: «La notte di Natale 1901, dopo la S. Messa di mezzanotte, Teresa fu presa dalla febbre... Fu durante questa malattia che Teresa pensò di dare alla Congregazione anche il titolo di «Adorataci Perpetue del S. Cuore di Gesù» (Vita, Cap. XII, p. 33).
Più precisamente, in una lettera a Madre Michel (Trapani, 3 Nov. 1911), la Fondatrice stessa ci descrive l’intenzione e gli scopi di questo nome-. «Dunque, da molti anni orsono, in una terribile mia malattia, dove credevo fosse arrivato il giorno felice di lasciare questa brutta terra, nacque in me una vampa irresistibile dell’adorazione perpetua di Gesù nell’Eucaristia e mi sembrava vedere delle anime che continuamente si alternavano nella adorazione del Divin Cuore coperte da un manto bianco e mi pare ancora adesso vedere lo splendore di quell’altare (sono mie impressioni e null’altro). Pure per tal fine ottenni di aggiungere al nome delle mie povere suore di Mantova - Adorataci perpetue del S. Cuore di Gesù» (Mich. 19). Scriveva alle sue figlie spirituali: «Il mio grande desiderio di aggiungere al vostro bel nome: Adorataci perpetue del S. Cuore di Gesù» (Autob. p. 48). Come è chiaro, l’occasione di imporre questo nome programmatico all’istituto non è fortuita.
Essa rispecchia la sentita devozione della Ven. Fondatrice verso il Cuore di Gesù, che la portò a consacrare a Lui le Costituzioni dell’istituto, da lei scritte (9 giugno 1899). C’è scritto nella prima pagina: «O Cuore di Gesù, trepidanti deponiamo ai vostri piedi le nostre Costituzioni e le Regole che ci guidano a servirvi nella persona dei poveri... Dal vostro Cuore imploriamo e speriamo la forza per essere fedeli fino alla morte a queste sante Regole: da Voi quella celeste fiamma onde possiamo amarvi e farvi amare nel tempo e nell’eternità».
Dunque è nella luce dell’amore del Cuore di Gesù che è sbocciato dall’animo di tanta Madre il nostro santo Istituto. In questa luce deve essere conservato per vivere la sua fiamma di amore apostolico e per nutrire in noi sempre quella vitalità contemplativa che è vita e forza per i grandi ideali della vita consacrata. Perciò i desideri: «Spero un giorno di potermi rendere degna di amare con te quel Cuore che è il nostro tutto» (Mich. 8).
E ancora: «Il Buon Dio e la nostra Santa Vergine di Lourdes ci ascolteranno, ci faranno questa grazia di unire i nostri cuori in un solo nel Cuor di Gesù e di fare che tutti non abbiano che un interesse: amare e glorificare Iddio che è tutto amore . Oh sì, Egli si serve delle anime più meschine per le sue opere, quindi «soli Deo honor et gloria» e lavoriamo tutti per Lui . Oh se potessimo far tanto bene!» (Mich. 10).
Perciò: «La Congregazione tutta stia sempre nel Cuore SS. di Gesù, amandolo sopra ogni cosa e servendolo nel proprio prossimo» (Ricci 2).
Le esigenze del nome: «Adoratrici perpetue del S. Cuore di Gesù»
Il dolce nome, datoci dalla Ven. Fondatrice, è un autentico programma di vita e di opere', esprime la nostra particolare consacrazione al Cuore di Gesù e indica l’attività alla quale vogliamo impegnarci, l’adorazione perpetua del Cuore SS. di Gesù. Le Costituzioni ci dicono (n. 42):
- «Il Cuore di Cristo è il centro della vita e delle azioni di ogni Povera Figlia dell’incoronata (Fond.): e dinanzi all’espressione suprema dell’amore di Gesù, vivente nell’Eucaristia, la religiosa diventa una vera adoratrice». La Ven. Fondatrice scrive: «Supplica la Vergine SS. Incoronata che le tue figlie siano formate secondo il Cuore del suo Divin Figlio» (Gabr. 1).
- «La devozione al S. Cuore porta necessariamente alla vita Eucaristica per l’intima connessione fra il Cuore di Gesù e l’Eucaristia». Infatti, è sempre l’amore del Signore che risplende ed esige una risposta di amore. Nel libretto «Pratiche di pietà» la Ven. Fondatrice raccomanda: «...Risarciamo il Cuore SS. di Gesù delle tante offese che riceve, mediante l’adorazione diurna e notturna al SS. Sacramento» (Art. 15).
- «Il Cuore di Gesù è il sostegno della vita e delle azioni di ogni Povera Figlia di Maria SS. Incoronata, cosicché possa ripetere: «Tutto posso in Colui che mi conforta». La Ven. Fondatrice afferma che, appoggiata al Cuore di Gesù, l’anima vive tranquilla: «E tranquilla allora resterai, abbandonata nel Cuore divino» (Gabr. 1).
- Il dovere dell’adorazione alla SS. Eucaristia. Ci troviamo di fronte all’aspetto caratteristico, indicato dal nome stesso: «Adoratrici del S. Cuore di Gesù». Le Costituzioni ci invitano: «Per soddisfare a tale dolce obbligo d’amore dell’adorazione perpetua di Gesù Sacramentato» (Fond.), «ogni Casa dell’istituto ha il suo Oratorio di preghiera, nel quale si conserva il SS. Sacramento» (n. 42). Inoltre: «Da questa sorgente viva e operante, la religiosa attinge la forza imperativa della carità di Cristo, da Lui riceve ciò che deve donare, da Lui impara ciò che deve dire e fare, immolandosi generosamente per conquistargli anime» (n. 43). Su di esso, con piacere ed entusiasmo, ritorna la Serva di Dio Teresa Fardella nei suoi scritti. Sentiamo il suo pensiero e i suoi desideri in proposito. Nell'«Autobiografia» troviamo scritto: «Durante la malattia..., nei miei assopimenti e anche sveglia pensavo che le Povere Figlie avrebbero dovuto imporsi il dolce obbligo d’amore dell’adorazione perpetua di Gesù Sacramentato e mi sembrava di vederle in ginocchio in adorazione!!». (Cap. XIX). Notiamo le parole «dolce obbligo d’amore»... Esse dicono come questa nostra disposizione non è e non deve avere il sapore della imposizione; è invece un bisogno dell’anima, una risposta di amore. Esclama la Fondatrice: «Che bellezza adorare continuamente il Santissimo!» (Mich. 10). È un bisogno questo che affonda le sue radici nella natura stessa della nostra vocazione. Ce lo dice Papa Paolo VI: «I religiosi, uomini e donne, sono in modo particolare addetti all’adorazione del SS.mo Sacramento, facendogli corona sulla terra in virtù dei voti emessi» (MF38).
Le espressioni dell’«adorazione» sono tre, sostanzialmente
- Precede una disposizione abituale, per la quale tutta la nostra vita deve entrare nel clima dell’adorazione e della lode al Signore. Infatti, è risposta di amore all’amore del Signore, e come tale deve dare il tono a tutta la nostra vita: «Omni die laudem dixi tibi - Ogni giorno ho tributato a Te, o Signore, la mia lode» (Salmo).
- Segue l’adorazione, cioè lo stare avanti al Signore nell’Eucaristia. È la nostra vocazione. Dice la Fondatrice: «Pensa che Iddio vuole che sii santa e che diventi gran santa, vera adoratrice» (Im. 12). Lo scopo dell’adorazione è di rispondere con amore all’amore di Dio e riparare per l’ingratitudine umana. Dice la Ven. Fondatrice: «In quel funesto periodo dell’anno, che il mondo chiama carnevale, risarciamo il Cuore SS. di Gesù delle tante offese che riceve, mediante l’adorazione diurna e notturna» (Preghiere, art. 15). La Ven. Fondatrice dà molta importanza all’adorazione che non deve essere trascurata neppure in circostanze di particolare impegno. Ci è offerto l’esempio in una lettera a Sr. Immacolata, incaricata della questua: «Riguardo all’orario dell’adorazione quando si è alla questua, desidero che piuttosto si sospenda per un’ora la questua che potete fare unite eccetto che se vi trovaste lontane dalla Chiesa, allora cominciatela per istrada come se foste ai piedi di Dio» (Im. 4).
- Infine, la riparazione. È un bisogno del nostro tempo che, come dice Paolo VI, è «in via di secolarizzazione». La Serva di Dio Teresa Fardella l’ha sentita proprio come un bisogno attuale. Scrive: «La riparazione che tu desideri dovrà nascere assolutamente e specialmente in quest’epoca. Se sapessi, mia Teresa, come anch’io ho desiderato e cercato di mettere questa riparazione... Il demonio non lo vuole e non so dire come mi martirizzi e quanti ostacoli si presentano» (Mich. 12). Sulle disposizioni dell’anima riparatrice, è bello il suggerimento della Fondatrice: «Quanto è buono il Signore! Ci ha dato tutto se stesso in cibo; noi l’offendiamo e lo disprezziamo ed Egli allora ispira anche un modo per essere benedetti da Lui, per unirci con più amore a Lui...». La riparazione... Oh come deve essere dolce piangere innanzi a quel tabernacolo i nostri peccati. Come sarà dolce dire al Signore: «O tu che perdonasti la Maddalena e la facesti la santa dell’amore, e rivolto agli apostoli dicesti: “chi non ha peccato scagli la prima pietra”, fa di perdonare anche noi che riscattasti dalla schiavitù del demonio, col tuo sangue preziosissimo» (Mich. 19). Alla dottrina della Ven. Fondatrice aggiungiamo gli sviluppi spirituali delle Costituzioni e del Direttorio. (Cost. n. 6 e Dir. nn. 40-45) e avremo dinanzi la realtà e gli impegni che comporta il nostro nome.